Episodio 15: LIBRI LIBERI
(La storia di una stupenda libreria in cui i libri non si vendono né si comprano)
Il caso, come più volte ho già sottolineato in passato, ha un ruolo importante nelle vicende e nelle vite umane, soprattutto nella mia nello specifico. Per caso si incrociano persone, per caso si scoprono o si ritrovano oggetti a noi ignoti. Ho notato questa importanza dovuta alla causalità dopo aver cambiato casa a Bologna, durante il mio primo trasloco di sempre. L’atto casuale preso in esame è l’azione che mi ha fatto rispondere ad un annuncio online per una stanza e che dopo una breve visita si è trasformata in una firma di un contratto e poi questa firma si è materializzata in una casa e in un luogo ben preciso. Per questa serie di effetti mi sono trovato ad abitare in Via Fondazza, che dopo un po’ di tempo sfogliando una vecchia guida di National Geographic ho scoperto essere una via alquanto particolare per la sua storia e i suoi colori. Circa il suo significato bisognerà notare che a metà del XIII secolo questa via, che già esisteva, era abbondantemente fuori dalla seconda cerchia di mura e quasi priva di edifici, essendo circondata da prati e campi. Una sua derivazione da fundus, con il significato di fondo, terreno, più che di fondo, profondo è plausibile. Romano, il falegname ottantenne che è venuto a sistemare i miei nuovi scaffali per libri, mi ha raccontato dei svariati bar e del movimento giovanile della via negli anni sessanta. In questa via ci sono tre segni particolari, che l’occhio e un po’ di attenzione non possono non notare. I primi due sono dei cartelli, il primo ad inizio via e recita queste parole: “Lavinia Fontana, nata a Bologna proprio qui al civico 1 di via Fondazza, il 24 agosto 1552. Famosa pittrice italiana del tardo manierismo, viene ricordata per essere stata la prima donna a dipingere una pala d’altare e per aver dipinto anche il primo nudo femminile da mano di donna, Minerva nell’atto di vestirsi su commissione del cardinale Scipione Borghese.” Il secondo cartello si trova all’incirca a metà della via e recita: “Pier Vittorio Tondelli è stato uno scrittore, curatore editoriale, saggista, giornalista pubblicista e drammaturgo italiano. É l’autore di Altri libertini romanzo di culto fra i giovani italiani degli anni ottanta ed è considerato uno dei maggiori esponenti della letteratura postmoderna italiana. Per molti anni ha abitato qui al civico 40 di via Fondazza.” La terza invece è una cosa diversa delle precedenti, è una piccola libreria, si chiama LIBRI LIBERI. Ed è il mio incontro casuale preferito.
La prima volta che sono passato davanti a questo posto l’ho trovato chiuso e con le serrande abbassate, questo risultato si è ripetuto per un paio di volte fino a che non mi sono deciso di aprire il telefono e di controllare internet. Ho trovato qualcosa che mi ha lasciato a bocca aperta e di cui non avevo mai sentito parlare prima di quel momento: una libreria in cui i libri non si comprano e non si vendono, sono liberi. Si possono prendere dagli scaffali e portarli a casa propria, in modo molto semplice ma efficace e che ti lascia perplesso. “ In questa libreria i libri non si vendono né si comprano, passano dalle mani di chi li ha letti aquelle di chi desidera leggerli.Potete entrare, prendere uno o più libri, se volete portarne altri”. Semplicemente così recita un cartellino. Fondata più di dieci anni fa da Anna Hilbe che cura le spese dell’affitto e della gestione del locale insieme a dei volontari che l’aiutano nelle svariate mansioni. Così dopo aver controllato gli orari, sono riuscito ad entrare e tutto quello che avevo letto online si è trasformato in una splendida e piacevole realtà. Davanti ai miei occhi avevo una piccola libreria indipendente, ordinata e silenziosa ma rivoluzionaria fatta di tre piccole stanze colorate e pieni di libri. Una foto di Anna Politkovskaja appesa alla parete, ed un quadro con molti artisti liberi. Rimango a bocca aperta. Faccio qualche domanda, scopro che gli unici limiti imposti dal comune sono quelli di mettere ad ogni libro un piccolo timbro in cui si dice che questo libro non si vende ne’ si compra e non avere un registratore di cassa. Rimasto colpito dalla situazione chiedo ad un volontario se potessi parlare con Anna. (In verità non sapevo chi fosse prima, ho scoperto solo dopo fosse una signora dalla memoria di ferro, dal caschetto grigio e dalla voce decisa.) Impulsivamente, senza pensarci troppo, é un periodo in cui non riesco a scrivere e sto ad aspettare segnali del caso, lo dico solamente perché un mio amico da poco mi ha detto che questa newsletter si può considerare e leggere anche come un mio personale diario, preso da questo ritrovato entusiasmo spontaneo, con un bel respiro per cercare di superare la mia timidezza mi avvicino e le chiedo se possiamo scambiare due chiacchiere. Lei mi guarda e mi dice: “Certo, va bene domani?” “Si” Questa che potete leggere qui sotto è una parte della chiacchierata che abbiamo fatto il giorno successivo, seduti su due sgabelli, mentre la libreria è in pieno ritmo di attività, mentre qualcuno la saluta e porta un po’ di libri, ed altri ancora se li portano a casa, parliamo di un po’ di cose e le potete leggere qua sotto. (Forse non è nemmeno la descrizione adatta, ma come lo puoi descrivere a parole un posto così?)
Quale è il libro che l’ha folgorata, un libro che potrebbe definire cardine?
È difficile parlare di un libro solo, ti posso dire che quando ho aperto con altre mie amiche una libreria femminista, si chiamava libellula aperta nel 1977 a Bologna, il libro che mi colpì di più fu La politica del sesso di Kate Millet. Poi sai di libri importanti ce ne sono tanti, che mi hanno fatto crescere.
Riguardo questo “esperimento” ha mai avuto paura prima di aprirlo?
No, all’inizio quando aprii dieci anni fa in via San Petronio Vecchio, ho semplicemente detto proviamo. Provo poi vedo. Paura no. Ero solo curiosa di capire se la libreria impostata in questo modo sarebbe stata accettata, capita. Direi che però ha funzionato.
Crede che il fatto che si trovi a Bolgona abbia aiutato? Personalmente non credo che da dove vengo io funzionerebbe, forse agisco solo con una operazione mentale di stereotipi.
Partendo dal fatto che credo ci sia una libreria come la mia a Trieste, poi anche una signora in Romagna in un paesino piccolo ha aperto una libreria così e credo vada bene, quindi sai non lo puoi dire effettivamente con certezza prima. Dovresti provare.
Invece una modalità di diffusione del sapere così libera e usando una parola che odio “dal basso” crede aiuti rispetto alla modalità dell’accumulo?
Penso di sì, sai vengono qui anche persone che i libri potrebbero comprarli ma qui trovano dei libri che non sono più in commercio, allora anche questa cosa è interessante, il fatto che alcuni libri diciamo “vecchi” in certi casi è molto utile. Poi sai ci sono alcuni ragazzi che vengono qui perché hanno bisogno di libri per le materie che studiano, anche questo é molto importante.
Lei si è ispirata a qualcuno?
Si avevo letto dieci anni fa un articolo su Repubblica che parlava di una libreria di questo tipo aperta da un signore a Baltimora.( The Book Thing è il nome della libreria americana, da poco ha raggiunto 150 mila libri. Una altra si trova a Madrid ) La cosa mi incuriosì e ho detto ci provo.
Mi stupisce il modo in cui dice semplicemente ci provo, è coraggioso.
Mi ricordo che aprii con qualche libro mio ed alcuni di mio marito che era americano, quindi anche con libri in inglese. Poi in automatico se ne aggiunsero altri di conseguenza. Spontaneamente. Tu cosa studi invece?
Storia. (Qui iniziamo a parlare di storia e altro quindi mi permetto di riportarlo in modo non strutturato)
Il discorso qui prende una piega particolare, Anna mi racconta i suoi anni di attività politica, del ‘68 del movimento studentesco e operaio, del passato in Lotta Continua, mi racconta le vicende di Mauro Rostagno, della sua tragica morte, la storia del libro che ha scritto sua figlia Maddalena in suo ricordo. Mi racconta dei tanti amici e compagni persi nella lotta, come Francesco Lorusso ucciso in via Mascarella, gli scontri per la sua morte in piazza contro il partito comunista italiano. Le occupazioni. Nota il mio interessamento, si avvicina ad una penna e scrive un nome di un libro che devo leggere assolutamente, perché giustamente come ci tiene a sottolineare vista la mia età questi sono cinquanta anni di storia che non posso conoscere. Mi dice dove posso trovarlo, prende il telefono e chiama una libreria per farmi tenere una copia. Penso che questo ultimo gesto riassuma chi sia Anna Hilbe e perché il progetto funzioni così bene: disponibilità, correttezza, intelligenza, amore per gli altri ed empatia incondizionata ed una spropositata passione per la cultura. (Ed è anche per questo che la propria passione non si vende no?)









Grazie ancora per aver letto tutto questo, se siete a Bolgona andate a trovarla, entrate in questa libreria, non ve ne pentirete garantisco. Passate un po’ di tempo a cercare libri, oppure portate alcuni dei vostri che non leggete più. Alla prossima.
Quindi il paradiso terrestre esiste!